Jacques-Louis David

 Jacques-Louis David

La pittura come stimolo alle virtù pittoriche


Dopo una formazione compiuta in ambito tradizionale, Jacques-Louis David (1748-1825) ottenne l'ambitissimo Prix de Rome che gli permise, nel 1775, di raggiungere l'Italia. Il quinquennale soggiorno romano fu per lui un periodo, ricco di esperienze fondamentali, come la scoperta dell'arte italiana (non solo l'antico ma anche Michelangelo, Raffaello, Caravaggio) e, verosimilmente, la conoscenza degli scritti di Winckelmann, Mengs e gli altri teorici del Neoclassicismo.

In occasione di un viaggio a Napoli nel 1779, David ha avuto una sorta di improvvisa illuminazione che lo indusse a liberarsi delle esperienze precedenti per guardare agli antichi con gli occhi di Raffaello, come per esempio di stile e di grandezza umanistica. Tra le prime opere realizzate dopo il rientro in Francia, vi è Belisario che riceve l'elemosina (1782), in cui emergono elementi autenticamente nuovi come l'impaginazione fondata su un rigoroso incrocio di verticali e orizzontali e la focalizzazione sugli aspetti essenziali per una chiara comprensione dell'immagine. 


Jacques-Louis David, Belisario che riceve l'elemosina, 1781. Olio su tela, 288x312 cm. Lile, Musée des Beaux Arts.


Il giuramento degli Orazi:
la pittura come insegnamento morale

Su questa via, si pone anche il Giuramento degli Orazi (1784-1785), con cui David realizza una sintesi perfetta di forma e di contenuto. Per quest'opera, l'artista volle trasferirsi a Roma, dove la espose per breve tempo nel suo studio, nell'agosto del 1785, con grande successo pubblico, prima di trasferirla a Parigi. Il supporto deriva dallo storico latino Tito Livio e dal tragediografo francese Pierre Corneille, ma David scelse un momento che non trova riscontro nelle fonti, quando i tre giovani romani giurano di combattere fino alla morte sulle tre spade che il padre sorregge davanti a loro. L'azione si svolge in un ambiente spoglio, di geometrica concisione, sullo sfondo di tre grandi arcate. I personaggi sono allineati in primo piano e come concatenati i tre giovani, il padre, le donne di casa piangendo contrapposte alla volontà indomita delle figure maschili. Il Giuramento sembra incarnare quegli ideali di coraggio e di determinazione che di lì a poco, avrebbero animato molti tra i protagonisti della Rivoluzione francese. 
Nel 1789, quando ormai la Bastiglia, simbolo della monarchia assoluta, era caduta, il dipinto I littori portano a Bruto le salme dei figli (1789, Parigi, Museo del Louvre) venne salutato come un simbolo repubblicano, emblema di un'età intransigente e sublime. Bruto vi è infatti colto nella sua solitaria meditazione, dopo aver fatto decapitare i figli, colpevoli di tradimento. 

 

Jacque-Louis David, Il giuramento degli Orazi, 1784-1785 cm, Parigi, Museo del Louvre.


L'arte al servizio della Rivoluzione 

L'Opera di David rimase così il principale riferimento nella formazione di un'estetica repubblicana protesa all'esaltazione di valori quali la libertà, l'uguaglianza, il predominio dei diritti collettivi su quelli individuali: l'artista fu deputato alla Convenzione e votò la morte del re, fece parte del Comitato di salute pubblica, riformò l'insegnamento e le istituzioni artistiche dopo aver ottenuto la soppressione dell'Accademia, si occupò dei musei, dei teatri, dell'urbanistica, organizzò le liste e le cerimonie della rivoluzione e ne celebrò i martiri come Marat (1793) e Joseph Bara (1794). 
Con La morte di Marat (1793), David crea una sorta di Pietà laica in cui tutto, dai particolari realistici alla scelta di un determinato tipo di illuminazione di ascendenza caravaggesca, fa risaltare il volto di Marat avvolto dal turbante, santificato dal sacrificio (e non deve essere casuale la citazione quasi letterale del braccio abbandonato come quello di Cristo nella Deposizione di Caravaggio). 
Durante la reazione termidoriana David finì in carcere e cominciò a dipingere una serie di ritratti di intonazione aggraziata e sentimentale, quasi per reagire a chi gli rimproverava un'eccessiva asprezza. Il fatto è che il pittore risentiva del mutato clima politico, e anche un quadro come le Sabine (1799), proponendo l'immagine delle donne e dei bambini che si interpongono tra i loro uomini e i Romani, esprime un pressante invito alla riconciliazione nazionale. 


Jacques-Louis David, Le Sabine, 1798. Olio su tela, 385x522 cm. Parigi, Museo del Louvre

Pittore ufficiale di Napoleone

Quando sorse l'astro di Napoleone, David poté divenirne il cantore, offrendo un contributo di primo piano alla divulgazione dell'immagine eroica del Primo Console prima e dell'imperatore poi. Ne è un esempio il dipinto Bonaparte al Gran San Bernardo (1800), dove il condottiero valica le Alpi con le sue truppe, in un atteggiamento fortemente idealizzato di sapore romantico. 
L'opera più impegnativa in questo ambito, fu l'Incoronazione di Napoleone (1805-1807), una tela di estese dimensioni che celebra, con grande solennità e precisa attenzione al dettaglio, la consacrazione di Napoleone a imperatore avvenuta nella Chiesa di Notre Dame a Parigi nel 1804. 
Infine, con la Restaurazione, David andò in volontario esilio a Bruxelles, dove rimase fino alla morte, dipingendo ancora ritratti e quadri mitologici fondati su sentimenti teneri e delicati, in cui viene proposta una nuova visione, sconcertante e insieme realistica e sognata, dell'Antichità. 
Marte disarmato da Venere e le Grazie ultima grande opera di David, ormai ottantenne, in cui si celebra il potere rasserenante dell'amore che trionfa sullo spirito guerresco. 
Il passato dei miti diventa così un mondo perduto che si prospetta anche come rifugio per le delusioni del presente.


Jacques-Louis David, Napoleone al Gran San Bernardo, 1800. Olio su tela, 260x221 cm. Parigi, Musée National du Chateau de Malmaison.


Jacques-Louis David, Marte disarmato da Venere e le Grazie.

J.L. David, La morte di Marat, 1793

Tra i protagonisti della Rivoluzione francese, Jean-Paul Marat appariva uno dei più puri. Il suo assassinio, nel 1793, per mano di una aristocratica girondina, suscitò profonda emozione, che David volle tradurre subito in un dipinto completato tre mesi dopo il delitto e offerto alla Convenzione. 
Che David provasse una sincera ammirazione per l'uomo politico assassinato è provato dalla dedica così asciutta ("A Marat. David"), ma partecipata apposta alla base dell'umile cassa su cui la vittima teneva gli oggetti necessari per la scrittura. La povertà in cui viveva Marat, dalla quale dipende la severità dell'ambiente in cui si conclude la sua vita, una stanza dalle pareti nude, assolutamente priva di qualsiasi orpello. Ma la semplicità è anche quella del pittore che intende eliminare qualunque elemento accessorio, qualunque particolare poco significativo per concentrarsi sull'essenziale, rappresentato il dramma non nel suo momento culminante, ma immediatamente dopo, con una distanza che già rende possibile il commento, la riflessione, l'insegnamento morale. Marat ci appare come un martire della Rivoluzione, impegnato fino all'ultimo a beneficare un cittadino, proteso al bene comune nonostante le personali sofferenze per una malattia della pelle che lo costringevano a passare gran tempo dentro una vasca per lenire il dolore. 
L'idea del martirio evocava immediatamente, per un pittore di formazione classicistica come David, modelli figurativi eminenti, tratti dall'iconografia cristiana, e non a caso l'abbandono del corpo di Marat è lo stesso che Caravaggio aveva impresso al suo Cristo deposto. La testa reclinata è il centro ideale della composizione, a sottolineare la pesantezza e la fragilità della condizione di morte. 


Jacques-Louis David, La morte di Marat, 1793. Olio su tela, 162x125 cm. Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique. 


Caravaggio, Deposizione, 1602-1604, Olio su tela, Roma, Pinacoteca Vaticana. 


J.L. David, incoronazione di Napoleone, 1805-1807

Una data storica

Fu Napoleone ad affidare a David il compito di tramandare ai posteri la scena capitale della sua incoronazione, avvenuta in Notre-Dame de Paris il 2 dicembre 1804. Realizzando un gran numero di studi preparatori e poi ricostruendo il momento solenne della cerimonia in un'immensa tela (sei metri per nove) in cui sono fedelmente documentati, più di duecento personaggi presenti all'evento. 

Un progetto pubblico

David passò dall'idea di arte come fatto educativo a una concezione dell'arte come propaganda, in relazione al progetto politico e alla personalità di Napoleone. David, come aveva sostenuto la causa della rivoluzione, così ora vedeva in Napoleone la persona in grado di trasferire certi principi in una dimensione più vasta, sul piano europeo e in un clima politico fortemente mutato. 

Il fascino delle cerimonie

Nel dipinto dell'Incoronazione la partecipazione emotiva si attenua in qualche modo, sopraffatta dalla solennità dell'evento e dalla volontà documentaria. Versione moderna di una tipologia pittorica che ha i suoi precedenti, già a partire dal Cinquecento, in tutti i quadri celebrativi dedicati ai fasti della monarchia o della Chiesa, riguardanti cerimonie come le incoronazioni, le visite illustri, le nomine cardinalizi e così via. 
Le scelte linguistiche: il rapporto ben bilanciato tra la scena principale e lo sfondo, la cura estrema anche dei particolari per accrescere la vera verosimiglianza, l'inserimento di figure (i personaggi in piedi sulla destra, visti di spalle) col compito di rendere possibile una sorta di identificazione con gli spettatori e il sentimento di un'ineluttabilità sacrale che si ricava dalla solennità raggelata dei gesti. David, pur essendo così partecipe della solennità dell'evento, riesce col suo grande quadro a far emergere i caratteri individuali, dando vita a una stupenda galleria di ritratti. 


Jacques-Louis David, Incoronazione di Napoleone, 1805-1807. Olio su tela, 621x979 cm. Parigi, Museo del Louvre. 










Commenti

Post più popolari