Edvard Munch. Il grido, 1893

 Edvard Munch. Il grido, 1893


Edvard Munch. l letto di morte


Edvard Munch, Angoscia, 1894. Olio su tela, 94x74 cm. Oslo, Munch-Museet. 


Edvard Munch, Disperazione, 1892. Olio su tela, 94x74 cm. Oslo, Munch-Museet.


Edvard Munch, Il grido, 1893. Tempera su cartone, 83,5x66 cm.Oslo, Munch-Museet.

Il sentimento dell'angoscia viene trasferito allo spettatore non soltanto dal tema e dai colori, ma anche da alcune peculiarità della composizione. La figura del protagonista parte dal centro del quadro, in basso, ma poi devia leggermente senza peraltro arrivare a occupare decisamente la destra della composizione. Il bordo superiore della testa occupa quasi il centro della linea mediana della tela, ma il nucleo dell'attenzione, l'ovale della bocca, risulta spostato verso il basso e oppresso dalla parte alta della composizione, più forte anche in termini di colore. 
Munch qui ci impedisce di identificare la sua composizione con un qualsiasi schema già praticato dalla storia dell'arte e dunque, in un certo sento "pacifico". Il quadro è diviso dalla diagonale della staccionata: manca un piano orizzontale evidente, una base sicura su cui si appoggia la figura. 
Il quadro potrebbe rimandare alla perdita precoce della madre; si è anche ipotizzato che il cielo rosso rimandi al sangue della madre morente, vista da Munch bambino in una crisi di tubercolosi. L'andamento labirintico delle curve al di sopra della testa sembra un prolungamento delle ellissi concentriche della bocca, del viso mummificato dalla paura, delle mani intorno alle orecchie. 
I fiordi e il cielo, la natura, diventano insomma prolungamenti del sentire del protagonista, un labirinto fatto di linee ondulate, seguendo le quali l'occhio vaga senza punti di riferimento stabili: ricordiamo che il timore della perdita dell'equilibrio psichico, della follia, caratterizzò l'intera vita dell'artista. 
Il quadro indica una compenetrazione tra le sensazioni individuali e la natura, che ricorda la sinestesia (unione di sensazioni provenienti da organi diversi) cara al poeta francese Baudelaire e a tutta la filosofia e la letteratura del Romanticismo, soprattutto nella sua versione tedesca. 
In questo caso l'armonia si spezza; la natura non regala più all'uomo alcuna serenità. 
L'individuo rimasto solo, ferito, trasferisce nella natura il proprio senso di perdita e la trasfigura in un lago di sangue (il rosso) e di lutto (il blu-nero). 
La vita stessa (la strada) è una pista scoscesa e impossibile da percorrere, paralizzati come siamo dall'inquietudine che avvolge, insieme a noi tutte le cose. 
Le opere di Munch possono essere collegate le une alle altre da una medesima visione pessimistica della vita, come si evince già dai titoli dei dipinti Disperazione, del 1892 e Angoscia del 1894. Vi ricordiamo tra l'altro la stessa composizione formale, presente ne Il Grido con un rapporto figura/sfondo che crea un dispositivo sapiente: la staccionata che fugge in diagonale permette di stagliare il viso della figura in basso a destra direttamente sulla scena di un paesaggio naturale inquietante e insanguinato, agli antipodi del rapporto di osmosi tra natura benigna e figure messo in scena dai ritratti rinascimentali. 








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